venerdì 16 marzo 2012

City Connection - Jaleco 1985

Nel remoto caso in cui dovessi affrontare una discussione sulla musica classica lì, nella sala da the del club dei retrogamer, affermerei con sicurezza che il mio brano preferito di tutti i tempi è "Allegro non troppo e molto maestoso" di Tchaikovsky, aggiustando nel frattempo il monocolo e sorseggiando la calda bevanda con il mignolo sollevato. 
Ma la versione che amo non proviene da un'orchestra che si esibisce in un teatro gremito di gente, nossignore; essa viene suonata dal sempreverde chip a sei canali YM2203 solo per i fortunati giocatori di City Connection.

Si, è il castello di Neuschwanstein nella Bavaria, appare anche in Bombjack e sulla copertina di Into the Eagle Nest
Ah, la Jaleco. Le voglio bene alla Japan Leisure Corporation; nonostante la fama da softco di serie B paragonata a giganti come SEGA o Konami, essa riuscì a iniettare una dose di folle colore nipponico nelle fumose sale giochi dell'epoca d'oro, tra l'assurdo citazionismo di Ginga Ninkyoden, la giocabilità di Rodland, che faceva il verso ai cute game di Taito, e il fantasy per due giocatori di Astynax.
Anche sulle console casalinghe non era malaccio: Rushing Beat Shura (1993) con la sua abbondanza di mosse e personaggi rimane uno dei picchiaduro a scorrimento che rigioco più volentieri su Super Famicom.

City Connection testimonia la creatività di Jaleco: un po' Amidar, un po' Rally-X, tutto platform.
Una piccola auto in grado di saltare deve colorare le strade del mondo evitando i veicoli della polizia, scansando nel frattempo gatti e spuntoni pena la perdita di una vita; lanciare latte d'olio farà sbandare i veicoli avversari quel tanto che basta per essere spintonati fuori dallo schermo: uno schema di gioco che non sopravviverebbe alla fase di concettualizzazione nel mercato dei titoli a tripla A odierno, ma che rimarca allo stesso tempo la nostalgia per un periodo in cui si poteva ancora osare di essere originali senza il rischio di mandare in malora progetti multimilionari.
Come sottofondo c'è appunto un frizzante remix di "Allegro non troppo e molto maestoso" che viene lievemente modificato in ogni livello a seconda della nazione visitata dalla piccola auto. Una Honda City Turbo, una delle auto più amate dalla cultura motoristica nipponica anni 80; non ai livelli della Testarossa di Outrun, per carità, cionondimeno degna di essere ricordata perché trasformazione di Skids, uno degli autobot più bistrattati della G1, e per l'iconica motocompo, una piccola moto pieghevole che trovava posto nel bagagliaio, resa famosa dall'anime You are under Arrest di Kosuke Fujishima.
Vuoi mettere quanto erano improponibili i pupazzini magnetici del Diaclone in sella al motocompo?
Mettendo da parte la solare presentazione, City Connection è però un titolo piuttosto impegnativo. La piccola auto è costantemente in movimento e per modificare la direzione di guida è imperativo imparare a gestire al meglio i frame di animazione della derapata, utile specialmente per colorare gli ultimi pixel di una piattaforma senza cadere. Le latte d'olio sono limitate e non è possibile alterare la direzione di un salto a mezz'aria: diciamo che durante le prime partite, nonostante la grafica colorata e la splendida colonna sonora, le vite verranno consumate molto avidamente. City Connection venne immediatamente convertito per MSX, unico adattamento ufficiale del gioco per i computer ad  8 bit.
Una conversione decente che sostituiva lo scorrimento orizzontale dell'arcade con schermate fisse snaturando l'esperienza originale. Anche la colorata grafica dell'originale accusa il colpo, con i nemici rappresentati da deludenti sprite monocromatici.
Molto meglio andò su NES: qualità a parte, per qualche strano motivo la protagonista Clarice non appare più tra un livello e l'altro nella versione per il mercato americano ed è sostituita da un personaggio maschile che si concede il lusso di fumare una sigaretta alla faccia del bigottismo dei censori di Nintendo.
Normalmente sarebbero rotolate molte teste per un'immagine simile.
In realtà City Connection zitto zitto venne convertito per Spectrum ma mai rilasciato per problemi di copyright. Il gioco può essere prelevato dal solito worldofspectrum e si tratta di un adattamento davvero molto buono con uno scorrimento dignitosissimo e animazioni sorprendentemente fluide, specie se paragonate a quanto proposto su MSX. Un vero peccato che non abbia mai visto la luce ufficialmente, nonostante l'assenza del sonoro.
In movimento è molto meglio, giuro!
City Connection è un gioco molto caro ai fan Jaleco: una conversione ufficiale uscì per Windows in Giappone nel 2002 e sui telefoni cellulari apparve un seguito, City Connection Rocket (2004). La piccola auto può volare e sfondare barriere grazie alla limitata spinta dei razzi montati sulla carrozzeria ma lo schema di gioco è ora incentrato sulla raccolta di bandierine piuttosto che sulla colorazione del manto stradale.

L'accompagnamento audio del coin-op originale è incluso nella raccolta "Rom Cassette Disc in Jaleco", uscita agli inizi del 2011 e contenente 150 tracce audio provenienti da 15 classici della casa giapponese.
Ovviamente City Connection spadroneggia sulla cover.
Una curiosità: il jingle che viene suonato andando a sbattere contro il gatto è il celebre pezzo per pianoforte Der FlohWalzer, conosciuta in Giappone come Neko Funjatta, letteralmente "ho inciampato sul gatto".
Molto appropriato.