sabato 24 marzo 2012

Myth - History in the making - System 3, 1989

Salamander è un gioco fortunato: a differenza di tanti altri sparatutto arcade, ha lasciato dietro di se una serie di conversioni impeccabili. Altro che Nemesis, con la versione Spectrum nell'occhio del ciclone a causa di alcune schermate create ad-hoc dal grafico Stuart Ruecroft apparse in anteprima su Sinclair User, bellissime al limite dell'utopia e infatti ben diverse dalla modesta conversione finale ad opera della Cyclone di Steve Lockley. No, Salamander era bellissimo su ogni piattaforma, dal NES al PC Engine passando per il sacrosanto C64. 

"Welcome to Myth". Seguono NOVANTADUE MINUTI DI APPLAUSI.
Opera di un dream team da paura in questo caso, con Peter Baron al codice, Bob Stevenson ai pennelli e l'audio nelle capaci mani di Mark Cooksey, artista del Sid con all'attivo alcuni tra i più memorabili accompagnamenti della produzione ad otto bit, per titoli come Ikari Warriors, Ghosts'n'Goblins e Bombjack. Ma dopotutto quando una conversione della Imagine si prede la briga di replicare gli ideogrammi della schermata iniziale del coin-op, sai che hai davanti qualcosa di speciale.

Tipo se avessero convertito la versione occidentale, Life Force, mica ci sarebbe stato bisogno di replicare 沙羅曼蛇
La premiata ditta Baron/Stevenson tornò l'anno seguente sotto il prestigiosissimo vessillo System 3, una softco che stava qualitativamente al C64 come la Cinemaware all'Amiga. Famosa principalmente per i suoi arcade adventure isometrici come la trilogia The Last Ninja o Vendetta, aggiunse con Myth l'ennesimo capolavoro ad un curriculum che era sinonimo di eccellenza.

Ai due si affiancò il leggendario Jeroen Tel dei Maniacs of Noise, l'uomo  in grado di far parlare il Sid come pochi, come testimonia l'intro dello stesso Myth o l'incredibile presentazione di Turbo Outrun. Myth è un'avvenuta arcade difficile da inquadrare in un genere preciso. Sebbene il primo caricamento, ambientato nella mitologia greca, manifesti prevalentemente un'anima da platform game, il livello finale è un velocissimo sparatutto a scorrimento orizzontale dove Baron e Stevenson tornano ai fasti di Salamander. Qui, in occasione dello scontro finale contro il malvagio dio Dameron, reo di aver interferito nella storia del mondo per piegarla al proprio volere, Jeroen Tel realizza la seconda colonna sonora del gioco per sottolineare e rendere palpabile  l'epicità di uno scontro ai limiti del tempo e dello spazio. L'altra è quella che viene suonata nell'intro e nel finale del gioco; per tutto il resto dell'avventura l'orecchio del giocatore sarà deliziato da riuscitissimi effetti sonori, come l'eco dei passi nell'antro di Medusa. 

Bob Stevenson realizzava fiamme mozzafiato, come già visto del resto in Salamander.
Il viaggio del giovane eroe di Myth, un normale ragazzo con la passione per la mitologia, chiamato dagli dei a lottare contro le stesse creature che popolano la sua immaginazione, abbraccia il folklore greco, nordico e egiziano con livelli molto diversi l'uno dall'altro. Una lotta su un vascello vichingo illuminato dai fulmini che squarciano il cielo notturno, corse tra i labirintici cunicoli di una piramide infestati da trappole o un'esercito di guerrieri greci inizialmente ostili ma ben disposti ad prostrarsi ai nostri piedi se saremo abbastanza scaltri da recuperare una reliquia nascosta: la varietà è il cuore di Myth, un'esperienza che unisce enigmi e combattimenti seguendo gli alti standard imposti da una System 3 particolarmente produttiva: nello stesso anno ad esempio sarebbe uscito Tusker, un'avventura alla ricerca del mitologico cimitero degli elefanti con atmosfere alla Indiana Jones.

Tra i sistemi ad otto bit, Myth venne realizzato anche per Spectrum e Amstrad CPC, mera conversione, questa, di quella realizzata per la macchina di Sir Clive. Su Spectrum Myth riesce ugualmente a sorprendere con un uso notevole del colore, tanto da rappresentare un'importante tassello nella storia della policromia "Spectrumiana" assieme a Turrican e ai giochi di Don Priestley.

La coloratissima grafica della versione Spectrum. E purtroppo, anche di quella Amstrad CPC.
Un buon gioco, con un ritmo più lento rispetto alla versione C64 anche per via delle schermate fisse che sostituiscono il fluido scorrimento multidirezionale esibito sulla macchina Commodore e la pausa obbligatoria per selezionare le armi; ad aggiungere valore vengono in soccorso le ottime animazioni di Dave Dew: sua è la celebre mano che stritola il cuore nell'adattamento del fumetto inglese Nemesis the Warlock
Su NES la Mindscape distribuisce il gioco dopo averci appiccicato sopra la licenza di Conan, sostituendo lo sprite principale con il nerboruto eroe di Robert Ervin Howard
Una conversione da C64 dimenticabile, orfana tra l'altro del memorabile livello finale

C'era davvero bisogno di scomodare Conan?
Su Amiga viene operata una scelta simile, con il teenager rimpiazzato da un macrocefalo barbaro dai capelli blu. Bob Stevenson si occupa anche qui della grafica affiancato da altri membri di una System 3 che però non ha mai convinto più di tanto sulle macchine a sedici bit; una versione di Myth fu in programma per l'Atari ST, ma non vide mai la luce.

Hudson Hawk, Rubicon e Myth: qualcuno pensava che gli sprite macrocefali fossero divertenti su Amiga...
Come per tutte le avventure System 3, anche il manuale di Myth è degno di menzione per la sezione degli indizi. Era tradizione per la softco inserire sibillini consigli riguardo a enigmi e oggetti, celati dietro a frasi inizialmente incomprensibili. 
Ad esempio:

Shield: Once you have brought the greeks to heel, their idols are brought crashing down to earth.

si riferisce al nascondiglio dello scudo, ottenibile abbattendo la statua di Achille dopo averla colpita al tallone. Ovviamente nella versione italiana si perdeva parecchio.

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